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di proferire parole di verità,
se avessimo il coraggio
di abbandonare la cupidigia
del nostro cuore,
lasciar andare la cupezza
dal volto
e dar voce al dolore,
esso si vestirebbe
di un nuovo colore.
Il peso sulle tempie
per i silenzi forzati cesserebbe,
quel fiato annodato alla faringe
liberato,
direbbe ciò che ha da dire.
Se avessimo il coraggio
di accogliere solitudini e fragilità
e con il tatto scolpirne dolcemente
i contorni e le pure forme,
raccontarle poi riascoltarle.
Se fossimo impavidi cavalieri
dell'anima,
privi di corazze e scudi
le voci strepitanti e invasive
non ingoierebbero
la nostra volontà
e i nostri occhi volgerebbero
orbite direzionali al cielo
come archi pronti a scoccare frecce di luce.
Ma guardiamo riversi a terra
sul grigiore della marcia
automi incoscienti,
anche indossando sorrisi
o finti ruoli di giustizieri,
andiamo avanti
giorno per giorno
verso una fine oscura.
Io pietrificata mi sento
soffocare ancora
per l'ennesima volta...
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