Immagine presa dal web |
Gli ultimi passi verso casa
risuonano.
Una strada infinita, di corsa
percorsa
per non essere percossa,
il tremulo affanno
temuto compagno.
Passi inseguitori alle spalle
incalzano i miei.
La porta dietro rinchiusa,
quante volte sbattuta
da colui che del mio corpo abusa.
Nella cornice rettangolare
mi sono sentita
per un istante protetta.
Ho preso fiato.
Dura poco la quiete
Divampa il terrore
di un disfunzionale amore.
Ecco un colpo...
Ecco un boato...
Ecco un odio urlato,
sbattuto,
spinto,
calciato,
in vano denunciato.
Si spezza la porta
sulla mia schiena.
Lo sguardo inumano
mi attraversa
non sarò più me stessa.
La stretta maschile, meschina
cinge il mio collo.
Non eri più l'amato.
Non ero mai stata amata.
La morsa della violenza mi afferra,
il cranio premuto
sull'intonaco scheggiato
resta immobilizzato.
Un urlo senza voce
nessuno lo ode.
Uno spasmo di un corpo paralitico
nessuno lo sente.
Un dolore acuto all'addome...
Un' altro....
Un'altro...
Un'altro ancora.....
Nel mio ventre
hai conficcato la lama
del tuo odio perpetuato
Calcolato,
premeditato.
Lo stringo,
premo per trattere la vita
anche quella che cresceva
a tua insaputa.
Guardo le mie mani insanguinate.
Anche tuo figlio muore con me.
Sono stanca..... Vado.
Per me è l'ora del desio.
25.11.2021
Colomba Belforte
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