sabato 9 novembre 2013

Libro "Oscar e la dama in rosa." di Eric Emmanuel Schmitt

Ecco un libricino di 90 pagine, un libricino fragile e sottile come il personaggio di questo racconto:Oscar,un bambino di 10 anni, un bambino malato di leucemia,un bambino che chiama l'ospedale la sua casa,è la storia di un bambino consapevole della brevità dei suoi giorni.
Non ho comprato questo libro,l'ho avuto in omaggio per averne comprati altri due e mi confesso,con piena autocritica che  quando  l'ho letto è stato per non impegnarmi troppo,anzi l'ho quasi denigrato perchè ho pensato" un volume misero che parla di un bambino ,sarà un libro per bambini e subito lo leggerò".
 Ho commesso,piacevolmente, un grave errore ed è banale dirlo "ma un libro non si giudica mai dalla copertina!!!"
Non sono riuscita a terminarlo nemmeno in due giorni perchè leggevo e piangevo,leggevo e riflettevo...
Oscar vive in ospedale e sa di essere alla fine dei suoi giorni ,anche perchè lo legge negli sguardi dei suoi genitori,dei medici e di tutte le persone che evitano di parlare con lui della malattia  :"Adesso tutto il piano, le infermiere,gli interni e le donne delle pulizie mi guardano nello stesso modo...Solo Nonna Rosa non è cambiata".
Ed è lei Nonna Rosa a guidare gli ultimi passi di questo bambino curioso ,quasi come un angelo custode ,la quale gli propone un gioco bizzarro:fingere che ogni giorno duri dieci anni e poi di scrivere ogni giorno una lettera a Dio.
Già  le prime pagine sconvolgono per la loro cruda verità ,perchè racchiudono i pensieri che tutti prima o poi abbiamo avuto nei confronti di Dio:
"Caro Dio
mi chiamo Oscar,ho dieci anni,ho appiccato il fuoco al gatto al cane ,alla casa (credo persino di aver arrostiti i pesci rossi)ed è la prima lettera che ti mando perchè finora, a causa dei miei studi, non ho avuto tempo.
Ti avverto subito:detesto  scrivere.Bisogna davvero che ci sia obbligato .Perchè scrivere è soltanto una bugia che abbellisce la realtà.Una cosa da adulti.
La prova? Per esempio prendi l'inizio della mia lettera:- Mi chiamo Oscar, ho dieci anni...-Avrei potuto esordire dicendo:- Mi chiamo Testa d'uovo,dimostro sette anni,vivo in ospedale a causa del cancro e non ti ho rivolto la parola perchè non credo nemmeno che tu esista.-
Ma se ti scrivo una roba del genere,fa un brutto effetto e ti interesseresti meno a me.E io ho bisogno che t'interessi."
Qui si racchiude già un grande verità e cioè che l'essere umano ha bisogno di sentire lo sguardo del Padre accarezzare il proprio dolore,vivendo il dolore stesso nella sua pienezza senza mentire a se stessi,senza nascondersi a questo sguardo . Ecco allora che Oscar si abbandona pian piano in queste pagine,si libera delle sue paure apre il cuore a tutto ciò che la sua vita (decenni vissuti in un giorno) riesce ad offrirgli , si libera fino a riconciliarsi con i suoi genitori,fino a consolare il dottore che lo visita "La smetta con quell'espressione colpevole.Non è colpa sua se è costretto ad annunciare brutte notizie alle persone...Deve rilassarsi,distendersi.Non è Dio Padre.Non è lei a comandare la natura.Lei è solo un riparatore"
Con la pura schiettezza ,che solo i bambini sanno avere, questo libro ci parla del profondo connubio tra dolore e amore e ci fa percepire quanto abbandonarsi alle proprie fragilità ed ammettere a noi stessi di aver bisogno degli altri, ci liberi dalle tremende paure che incatenano il nostro spirito!

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